Trump tende la mano alla Nordcorea: “Kim è intelligente”. Verso nuovo summit?
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Donald Trump torna a parlare di Nordcorea e del suo rapporto con Kim Jong-un. "Mi sono trovato bene con lui – ha detto Trump -Non è un fanatico religioso. Si dà il caso che sia una persona intelligente". Le parole del presidente degli Stati Uniti sembrerebbero aprire la strada alla possibilità di una nuova fase diplomatica tra Washington e Pyongyang sul tema del nucleare, magari riprendendo i progressi compiuti nella prima amministrazione nei tre storici incontri tra i due leader, di cui l'ultimo si tenne nel 2019 presso la Zona Demilitarizzata al confine tra le due Coree. In un'intervista rilasciata a Fox News, Trump – che il 30 giugno 2019 divenne il primo presidente americano a mettere piede in Corea del Nord – ha annunciato che a breve avrebbe riallacciato i rapporti con Kim. Il riavvicinamento tra i due leader potrebbe infastidire Seul, che già negli scorsi giorni aveva invitato il presidente americano a correggere il tiro, dopo aver definito Pyongyang una "potenza nucleare". Il regime di Kim Jong-un non è infatti ufficialmente riconosciuto a livello internazionale come una delle potenze nucleari secondo il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (Tnp). Ma proprio il riconoscimento dello Stato come dotato di armi nucleari potrebbe essere una mossa strategica per aprire la strada alla ripresa dei colloqui interrotti nel 2019. Durante la campagna elettorale, Trump si è ripetutamente vantato dei suoi legami personali con Kim, immaginato dal tycoon “felice” di vederlo tornare alla Casa Bianca. Ma se nella prima amministrazione del repubblicano il tema delle Coree era stato al centro della 'foreign policy' americana, ora il grande ostacolo per un nuovo vertice potrebbe essere la rinnovata lista di priorità per Washington, con lo stesso Trump che si è prefissato l'obiettivo di fermare le guerre e portare la pace in Medio Oriente e in Ucraina. In un'intervista al Time dello scorso dicembre, il leader repubblicano aveva definito un fattore “molto complicato” il coinvolgimento di Pyongyang nel Kursk. L'insediamento di Trump non sembra aver influenzato le strategie nordcoreane. Secondo quanto emerso da un rapporto messo a punto dagli Stati maggiori riuniti della Corea del sud, citato dall'agenzia di stampa Yonhap, la Corea del Nord starebbe infatti accelerando i preparativi in vista di un nuovo dispiegamento di truppe in Russia, dopo aver già inviato circa 11mila soldati, perdendone oltre 3mila tra morti e feriti. In aggiunta, Pyongyang starebbe continuando la sua corsa in direzione del potenziale lancio di un satellite spia o di un missile balistico intercontinentale. Ma nonostante le difficoltà, le recenti dichiarazioni di Trump e la sua storia potrebbero mantenere uno spiraglio aperto per un nuovo vertice. L'idea di un accordo storico che avrebbe portato alla denuclearizzazione della Corea del Nord e a una pace duratura era vista da Trump come un obiettivo che avrebbe potuto consacrarlo negli annali della diplomazia internazionale. Nonostante i colloqui si siano rivelati difficoltosi, Trump ha più volte sottolineato che il suo impegno nella Corea del Nord sarebbe potuto essere un motivo sufficiente per assegnargli il Nobel per la Pace. I tre colloqui Trump-Kim furono momenti storici nelle relazioni tra i due Paesi, seppur non portarono a un accordo definitivo. Il primo incontro si svolse il 12 giugno 2018 a Singapore. Era la prima volta che un presidente degli Stati Uniti incontrava un leader nordcoreano, e il vertice si concluse con una dichiarazione congiunta in cui entrambi i leader si impegnavano a lavorare per la denuclearizzazione della penisola coreana e a stabilire nuove relazioni tra i due Paesi, sebbene non ci fossero dettagli concreti su come realizzare questi impegni. Il secondo incontro, che si tenne ad Hanoi il 27 e 28 febbraio 2019, fu decisamente più complesso del primo, e si concluse senza un'intesa. Kim chiedeva di rimuovere le sanzioni in cambio di una parziale denuclearizzazione, ma Trump ha ritenuto che l'offerta non fosse sufficiente, portando al fallimento dei colloqui. Il terzo e ultimo incontro si è svolto il 30 giugno 2019 nella zona demilitarizzata (Dmz) tra le due Coree. Seppur ricco di significato, il vertice non ha portato a progressi concreti sulla denuclearizzazione o su altri temi cruciali. Dopo questo incontro, i colloqui sono entrati in una fase d'impasse mai più sbloccata. La sfida per Trump si preannuncia complicata, perché negli ultimi anni i rapporti tra le due sponde della penisola coreana si sono raffreddati ulteriormente, e Pyongyang ha compiuto dei passi decisi verso Mosca. Dopo il fallimento della diplomazia nucleare con gli Stati Uniti, Kim e Putin hanno firmato un patto militare che include una clausola di difesa reciproca. Con la fornitura di armi e il dispiegamento di truppe in Ucraina, si ritiene che il Nord abbia ricevuto in cambio da Mosca tecnologie militari avanzate, oltre a cibo, carburante, garanzie di sicurezza e altre forme di sostegno. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)